Descrizione
Diciotto racconti, l’ultima e forse la più interessante delle quattro raccolte che Fitzgerald curò in prima persona. Protagonisti sono bambini, ragazzi, uomini e donne le cui vicende si susseguono come se appartenessero a un’unica esistenza “fuori fuoco” che, per fluttuazioni emotive, errori di percezione, ricordi imperfetti e aspirazioni irragionevoli, non riesce ad aderire a una realtà distante, opaca e inafferrabile. In questo modo l’autore cattura e rende vivida sulla pagina la fine dell’età del jazz in un volume che fin dal suo titolo – il silenzio è, in gergo militare, lo squillo di tromba suonato al crepuscolo, durante l’ammainabandiera, mentre il risveglio è, all’opposto, il richiamo utilizzato per svegliare le truppe all’alba – dà il tono di una nuova era in chiave minore. Finita la festa sfrenata e fiduciosa degli anni venti, scemata l’euforia dell’alcol, rimangono i postumi della sbornia, dolorosi e ineludibili. Tutto appare pericolosamente in bilico, in un mondo sconvolto dalla crisi economica e dalla Grande depressione che, dopo il 1929, travolsero non solo i mercati ma le esistenze di un’intera generazione. Forse è proprio questo il motivo per cui queste storie offrono alcuni tra gli esempi più intensi della scrittura di Fitzgerald, come Babilonia rivisitata e Pazza domenica, considerati i capolavori della sua produzione breve.