Descrizione
La vocazione filosofica di Gianni Vattimo, uscito dalla maturità come “proletario alfabetizzato”, trova la sua radice in una educazione religiosa sensibile agli aspetti sociali e politici, in un contesto storico culturale, a metà degli anni ’50 del secolo scorso, contrassegnato soprattutto dall’individualismo liberale e dal collettivismo marxista. Iscrivendosi alla facoltà di Filosofia dell’Università di Torino, Vattimo, sotto la guida di Luigi Pareyson, si pone l’obiettivo di “contribuire alla formazione di un nuovo umanesimo cristiano”. Il suo percorso di ricerca, dopo gli imprescindibili Maritain e Mounier e i diversamente complementari aedi della Scuola di Francoforte, approda a Heidelberg, accanto a H. G. Gadamer, per una piena immersione nel nichilismo di Nietzsche e nell’esistenzialismo di Heidegger. Ambedue antimoderni e anticristiani, lo riconducono “paradossalmente alla fede cristiana o a qualcosa che le assomiglia molto”, una fede, più propriamente, “secolarizzata”, che si identifica con il principio della caritas. Gadamer, come già Pareyson, induce Vattimo ad approfondire il suo interesse per l’ermeneutica, un approccio interpretativo universale da applicare anche in campo politico. Vattimo darà risonanza al maestro e alla disciplina, anche nel nostro paese, con la traduzione di Verità e metodo (1972), ormai un classico. Delle decine di pubblicazioni, di cui le più importanti sono presenti in questa silloge, quella che ha destato più scalpore e ha dato a Vattimo un’ancora maggiore riconoscibilità internazionale è stato il volume collettaneo, curato con P. A. Rovatti, Il pensiero debole (1983), testo di riferimento del postmodernismo, la cui prima matrice è da ascriversi a Essere e tempo di Heidegger. Tout se tient. Questo volume raccoglie per la prima volta gli scritti filosofici e politici di Gianni Vattimo, presentati da Gaetano Chiurazzi con una introduzione di Antonio Gnoli, e ripercorre la traiettoria del suo pensiero, dalle riflessioni sui grandi maestri del Novecento alle nuove prospettive dell’ermeneutica filosofica e del pensiero debole.