Descrizione
“Opus postumissimum” è uno spaccato temporale – l’ultima mezz’ora della sua vita – del filosofo Kant. Un grande evento, quindi, per un’opera letteraria forte del suo spessore, della sua tensione morale e umana e del suo pluringuismo quasi dantesco, a esprimere uno spirito, quello del vate Sgalambro, che volutamente si colloca in una zona “ossimoro” di serena, turbata e conturbata ambiguità. Sgalambro transita coscientemente dall’irto percorso della dolorosa e necessaria frammentarietà dell’essere per giungere, senza traguardi, al defrag della propria esistenza e della poesia che ne sgorga, rimaterializzando il tutto, appunto, in un plurilinguismo che rimanda all'”Inferno” dell’Autore della Commedia. Così i versi sono intrisi di citazioni letterarie, filosofiche, storiche, di frasi e vocaboli classici e stranieri (greco, latino, francese, inglese, tedesco, spagnolo ecc.), di azioni “importanti” e, simultaneamente, di gesti e comportamenti quanto mai quotidiani, di dotte terminologie sposate a un turpiloquio drammatico e diffuso, quasi a intersecare tragicamente il male e il bene, l’alto e il basso, il nobile e l’ignobile in cui, suo malgrado, l’essere umano deve agire, sentire, vivere e, troppe volte, sopravvivere.