Descrizione
Per oltre quarant’anni il Portogallo è stato retto da una dittatura, la più longeva d’Europa. Alla sua guida António de Oliveira Salazar, uomo complesso e dalle mille contraddizioni. La storia degli ultimi due anni di questo regime è una vicenda romanzesca e assolutamente reale. Fatti e atmosfere che sembrano ricavate dalle pagine di Pessoa o di Tabucchi, la cui verità ci racconta cosa è stato il ‘fascismo mediterraneo’. Dagli anni Trenta di Hitler, Franco e Mussolini, oltre i Beatles e i Rolling Stones, fino agli anni Settanta: tanto durò il regime dittatoriale di António Salazar in Portogallo. Ex seminarista, autore di un sottile sistema di repressione, si salvò dalla seconda guerra mondiale dando le basi delle Azzorre agli alleati e vendendo materie prime ai nazisti, creò duri penitenziari in isole remote e fortezze medioevali, trasformò Lisbona in una città di spie. Resse, fino alla fine, un immenso impero coloniale che andava dalla Guinea al Mozambico, da Timor Est a Macao finché il suo modello fascista e corporativo non venne travolto dalla Rivoluzione dei Garofani del 1974 che riportò Lisbona in Europa. Nell’anno in cui tutto avvenne, il 1968, Salazar cadde dalla seggiola del callista e batté la testa. I danni cerebrali che seguirono l’operazione indussero il Presidente della Repubblica a provvedere alla sua sostituzione. In realtà, sebbene riacquistasse lucidità a tratti, nessuno osò mai confessargli che era stato defenestrato. Così, per due anni, andò in scena la finzione del potere con riunioni ministeriali, visite di Stato e soprattutto un sistema informativo fatto su misura per lui: interviste televisive e radiofoniche e copie uniche del suo quotidiano preferito “Diário de Notícias”. Una vicenda assieme tragica e surreale raccontata in modo magistrale da un profondo conoscitore del Portogallo, della sua storia, della sua cultura e delle sue atmosfere. La lettura ideale per tutti coloro che hanno amato “Alla rivoluzione sulla Due Cavalli” e “Sostiene Pereira”.