Descrizione
“Home”, per gli aborigeni, ha due significati molto diversi. Uno è il luogo dove molti bambini, dagli anni Trenta ai Settanta, furono deportati, sottratti alle loro famiglie e cresciuti in istituti secondo la rigida educazione dei bianchi dominatori. L’altro è il luogo dell’identità e del cuore, il luogo di appartenenza; il luogo da cui provenivano e a cui desideravano tornare. Attraverso le vicende di tre generazioni, il romanzo ci racconta la storia di quella “stolen generation” devastata dalle scelte politiche del suo Paese. Candice, giovane avvocato cresciuto in città, erede di questo difficile passato, accompagna suo padre dove la nonna Garibooli fu rapita settant’anni prima. Inizialmente la terra è muta ma, a poco a poco, grazie all’ultima superstite aborigena Granny, la voce di Garibooli comincia a risuonare nel vento come l’eco dei “bambini immersi in un placido sonno”. Affiora la storia di una ragazzina ribattezzata Elizabeth che, rimasta incinta del padrone presso cui era stata mandata a lavorare, si vede strappare il proprio figlio dalle braccia per essere dato in adozione. Ma breve è anche la gioia del matrimonio grazie a cui può fuggire, perché la sua morte prematura lascerà i suoi figli in balìa dello sradicamento e dell’orfanotrofio: colpevoli anche loro, unicamente, di avere una pelle diversa nell’Australia del dopoguerra.