Descrizione
Prototipo eterno e immortale dello scemo per fìnta, del falso ingenuo, dello scroccone a tutti i costi, Celestino si insinua prepotentemente nei riti di una famiglia bene, i conti Gentilissimi, attenti all’educazione e versati nell’ipocrisia delle buone maniere fino all’autolesionismo. La penna di Campanile si addentra lieve lungo le consuetudini un po’ blasé di un’aristocrazia d’altri tempi: le villeggiature, i ricevimenti, i rapporti con lo zio facoltoso da cui si spera di ereditare, il Natale al castello, le battute di caccia. Su ciascuna di queste liete occasioni si allunga, irreparabile, l’ombra di Celestino, il seccatore importuno, capace di vivere alle spalle dei propri involontari ospiti con la cocciuta determinazione di un grosso cuculo in un nido di passerotti. Costruito come un romanzo epistolare a più voci, il libro interseca dialoghi serrati e battute fulminanti ed è l’anello di congiunzione tra la narrativa di Campanile e il grande teatro comico della tradizione italiana, da Goldoni in avanti. Introduzione di Barbara Silvia Anglani.