Descrizione
Siamo in ritardo, dobbiamo correre, dobbiamo adattarci al cambiamento: è l’imperativo che domina ormai nella società odierna. Qual è l’origine di questa dottrina così potente e strutturata, che, basandosi sui princìpi della biologia, insiste sull’arretratezza e sulla necessità di adattarsi sempre e comunque al ritmo del cambiamento? Barbara Stiegler, filosofa francese nota e pubblicata anche oltreoceano, ripercorre la genesi del neoliberismo, teorizzato nella prima metà del XX secolo dall’americano Walter Lippmann, che, partendo dalla necessità di una regolamentazione autonoma del mercato professata dal liberalismo, caldeggiò la trasformazione artificiale di quello stesso mercato tramite le istituzioni, come unico rimedio per scuotere le masse dalla stasi e condurle al cambiamento. Una teoria a cui si oppose John Dewey (1859-1952), grande figura del pragmatismo americano, che, partendo dalla stessa osservazione, invitava invece a mobilitare l’intelligenza collettiva, a moltiplicare le iniziative democratiche e a inventare il futuro dal basso. Un dibattito quanto mai attuale su cui la filosofa francese, instancabile paladina degli ideali di libertà e democrazia, ci invita a riflettere.