Descrizione
L’ultimo contributo di Vittorio Lingiardi “Al cinema con lo psicoanalista?, è una testimonianza fresca e brillante di come uno psicoanalista può vivere, narrare, condividere ed esperire il cinema. E’ un tentativo, a mio avviso riuscito, di accompagnare il lettore (potenziale spettatore di un film) nell’esperienza emotiva-percettiva-sensoriale e muscolare di vedere un film. Lingiardi descrive il suo modo di interagire col cinema che trasmette senza la presunzione di recensire film, ma con l’intento dichiarato di condividere storie cinematografiche partecipate e filtrate dalla sua esperienza di spettatore/analista. Mentre leggevo mi sono chiesta: ma cosa succede nella mente di un analista sensibile e amante del cinema? Cosa accade in quel “buio condiviso? così prezioso che solo la “sala cinematografica? sa restituire? La metafora onirica sul cinema è certamente molto affascinante; in fondo questo rito collettivo si svolge al buio e, quando si accende la luce nella sala, il sogno personale e collettivo s’interrompe lasciandoci (come al risveglio da un sogno) un po’ estraniati ma con tante immagini che si depositano nella mente, negli affetti e nella memoria, riemergendo, magari inaspettatamente, nel tempo della nostra vita. Cinema e Psiche, scrive l’autore, sono fatti della stessa sostanza e sono fatti della materia dei sogni. Mi piace, a questo proposito, ricordare Grotstein (2000) che distingue un sognatore che comprende il sogno da un sognatore che lo esperisce e parla di “atto del sognare? come comunicazione inconscia intrapsichica che, solo secondariamente, attraverso il ricordo e la narrazione, svolge la sua funzione di comunicazione intersoggettiva ( in analisi). Il modo in cui Vittorio racconta e ci trasmette i suoi PSYCHO (nome della rubrica del Venerdì di Repubblica di cui è autore dal 2015), va oltre la riflessione sul film e.